L’anno prima uno 0-0 di fine stagione con il Pisa passó alla storia perché l’allora San Paolo osò fischiare il Pibe de Oro, fuori dal campo per un dubbio infortunio dopo pochi minuti di gioco: era l’anno del trionfo in Coppa UEFA e della promessa non mantenuta da Ferlaino di lasciar andare Diego al Marsiglia.
Storie di altri tempi e di un altro calcio ma il Napoli, ora come allora, dopo essere passato per varie peripezie, è lassù a contendere il titolo alle grandi del Nord.
Non sarà facile lunedì sera convincersi che per superare Canestrelli e Akinsanmiro sarà necessario impiegare lo stesso vigore e la stessa carica agonistica utilizzata giovedì sul campo di Manchester per provare ad arginare Haaland e Foden.
Eppure sarà proprio dalla capacità di sapersi calare rapidamente dai ritmi e dalle atmosfere della Champions alle trappole e alle insidie del nostro campionato, che si capirà se la stagione del Napoli potrà concludersi o meno in gloria.
Non abbiamo dubbi che Antonio Conte, un minuto dopo il fischio finale dell’Ethiad, abbia cominciato a catechizzare i suoi sui rischi del match contro i toscani, nel quale gli azzurri hanno evidentemente tutto da perdere.
Il Pisa ha un solo punto in classifica ma non ha sfigurato in nessuna delle tre partite giocate: dopo aver bloccato l’Atalanta all’esordio, sono arrivate due sconfitte interne di misura contro Roma e Udinese nelle quali i ragazzi di Gilardino probabilmente meritavano qualcosa di più.
I nerazzurri sono apparsi come una squadra piuttosto solida ma con pochi spunti dal centrocampo in su. Abbastanza eloquente che l’unico gol realizzato in tre partite sia in realtà un’autorete dell’atalantino Hien: in attesa che Stengs (assente domani) e Meister si adattino al campionato italiano, Gilardino dovrà trovare i gol salvezza nella vena di Nzola.
Con lo scarso turnover visto tra Firenze e Manchester e con il Milan all’orizzonte, è probabile che Conte stavolta operi qualche cambio in più nell’11 di partenza, magari tornando al 4-3-3 per dare un turno di riposo ad uno dei centrocampisti sempre presenti ( Anguissa e McTominay, con anche due match in nazionale giocati) e concedere spazio a Neres o Lang. Olivera per Spinazzola, Gilmour per Lobotka, Lucca per Hojilund e Elmas un po’ ovunque, sembrano delle logiche variazioni nell’ottica di una stagione in cui ci si augura di giocare tanto e spesso.
Se il Napoli non sarà in grado di sbloccare subito il risultato, è facile immaginare una partita ostica come quella con il Cagliari. Il Pisa giocherà con un blocco basso con i due esterni pronti a realizzare una robusta linea a 5 e con i tre centrocampisti a fare densità in mezzo per chiudere le linee di passaggio al Napoli. “Dovremo mantenere compattezza e linee molto strette”: i propositi di Alberto Gilardino appaiono molto chiari.
Gli azzurri dovranno pertanto essere bravi a far girare velocemente il pallone, sfruttando le idee di Kevin Debruyne e la sua fame accumulata nell’amara notte del suo ritorno a Manchester durata solo una manciata di minuti.
Potrebbe essere anche la notte di Lorenzo Lucca, che proprio con il Pisa ha debuttato in serie B prima di emigrare in Olanda: la sua fisicità nei prevedibili assembramenti in area toscana potrebbe essere un fattore decisivo.
Ci sarà tempo per regalare un abbraccio al vecchio cuore azzurro Raul Albiol, giunto a Pisa per gli ultimi scampoli di una carriera straordinaria, ma nella notte del Maradona ci sarà poco spazio per i sentimenti: Conte vuole la vetta solitaria per cominciare a scappare.