
di Sabrina D’Amore
Chi ama non dimentica, specialmente l’1 agosto, che la “squadra del cuore” compie 99 anni. Parola così a Nicolas Amodio, ex centrocampista azzurro, e della Sambenedettese, che ha da anni Napoli e il Napoli nel cuore. Una vita da mediano, e riavvolge con noi il nastro aprendo l’album dei ricordi. Nico, rivive gli anni della rinascita azzurra e racconta il suo legame con la città, con il connazionale Mariano Bogliacino, la stima per il “celeste”-azzurro dell’attualità Mathias Olivera. l’affetto per l’ex attaccante dei partenpei Edi Cavani, e la felicità per i partenopei che hanno vinto due scudetti in tre stagioni, che guardano in grande anche in Champions League. Dalla C d’Amodio all’Europa da “dare fastidio”, è la fantastica storia del Napoli dell’era De Laurentiis. Nicolas, ex calciatore uruguaiano che ha indossato la maglia del Napoli nei primi anni della gestione De Laurentiis, è stato tra i protagonisti silenziosi ma fondamentali di una fase di ricostruzione. Oggi, da appassionato osservatore e figura sempre legata al mondo del calcio, racconta le sue emozioni seguendo il Napoli dall’altra parte del mondo.
Nicolas, da ex calciatore del Napoli, che emozioni provi vedendo questa squadra vincere due Scudetti in tre anni?
È un orgoglio enorme per me essere stato in una piccolissima parte del Napoli e aver vissuto quello che ho vissuto con la maglia del Napoli, aver vissuto a Napoli, aver ricevuto l’affetto e il calore della gente sin dal primo giorno… e col passare degli anni gli do ancora più valore. Vedere il Napoli in questa situazione sportiva è un orgoglio e una soddisfazione enorme.
Che rappresentano per te Napoli e il Napoli, oggi e nel tuo percorso umano e professionale?
Quella a Napoli è stata una parte importantissima della mia vita sia dal punto di vista professionale che personale. Ho vissuto quattro anni e mezzo a Napoli e ogni volta che posso ci torno; uno dei miei figli è nato a Napoli, ho vissuto delle cose bellissime lì in una parte centrale della mia carriera, ho vissuto delle buone stagioni ed è molto difficile poterlo dimenticare, è stato un percorso da cui non potrò mai staccarmi, bellissimo, sarà sempre parte della mia vita.
Ci sono dirigenti, tecnici o compagni che ricordi con particolare affetto nel tuo periodo al Napoli?
Ce ne sono tanti, a Napoli ho avuto la fortuna di condividere lo spogliatoio con diversi allenatori e compagni di squadra. Ad oggi la dirigenza non è cambiata molto, quando torno in sede a Castelvolturno vedo le stesse facce, non sarebbe giusto dire un solo nome, ma ricordo con molto affetto il medico sociale di quel tempo, il dottore Alfonso De Nicola, e l’attuale responsabile sanitario Raffaele Canonico, l’allora segretario Alberto Vallefuoco, e sicuramente il capo addetto stampa Guido Baldari, da sempre un grande riferimento. Ce ne sono tanti altri, comunue, perchè Napoli sarà sempre casa mia. E lo stesso vale per gli ex compagni di squadra: tra argentini e uruguaiani organizzavamo anche le grigliate, ho un bel rapporto con tanti ex azzurri. È difficile fare dei nomi, ci sono molte persone alle quali sarò grato per sempre.
Tu e i tuoi compagni di quegli anni avete posto le fondamenta del “nuovo Napoli” di De Laurentiis. Ti saresti mai aspettato un Napoli così dominante in Italia, anche a livello di mercato?
In quegli anni – anche se sono arrivato al secondo anno di Serie C poi siamo arrivati alla B e poi A – era difficile vedere un Napoli così dominante, ma ricordo le parole del presidente De Laurentiis, che aveva già in mente l’immagine di un Napoli in Europa sin da quando eravamo in Serie C. Diceva “tra cinque anni il Napoli sarà in Europa”, per noi era folle, ma è stato così. Un pregio del presidente è che sin da quando è arrivato a Napoli aveva in mente un obiettivo ed è arrivato – anche in tempi rapidissimi – al suo raggiungimento.
Come viene visto il Napoli oggi in Uruguay? Cosa si dice della passione dei tifosi napoletani?
È una squadra che piace perché molto legata anche ai sudamericani, soprattutto in questi ultimi anni col passaggio di molti uruguaiani al Napoli, ad esempio Cavani che ha fatto esplodere il Napoli, come tanti altri tipo Gargano, Britos, Olivera che tra l’altro ha vinto due scudetti col Napoli e non è poco, e oggi è un pilastro anche della nostra nazionale, la Celeste. È una squadra che piace in Uruguay. L’uruguaiano si identifica con Napoli anche per la passione dei napoletani, ci assomigliamo tanto.
Oggi in prima squadra c’è Mathías Olivera, una certezza sulla fascia sinistra: che idea hai di lui come calciatore?
Quando è arrivato a Napoli dalla Spagna non era conosciutissimo e molti napoletani mi chiedevano di lui. È arrivato quando stava giocando molto bene anche con la nazionale e io ero fiducioso che potesse fare molto bene al Napoli. È cresciuto tanto a Napoli, ha vinto due scudetti e penso che oggi sia una figura molto importante, è maturato tanto. Penso che a Napoli lo vogliano bene anche per il suo stile e la sua grinta al di là della tecnica, per quello che lascia in campo ogni volta che gioca.
Nel settore giovanile del Napoli c’è anche Bautista Cavani, il figlio di Edinson: pensi possa raccogliere l’eredità del padre?
Magari, magari prendesse dal padre… non lo sapevo che fosse nel settore giovanile, non è mai facile paragonare due calciatori, ma spero che possa fare carriera e sarebbe bello vedere di nuovo un Cavani a Napoli!
Sei sempre stato un atleta esemplare per sacrificio e dedizione, anche tra San Benedetto e Napoli. Ora di che ti occupi nel mondo del calcio?
Da quattro anni circa sto allenando una squadra di Serie B in Uruguay, mi trovo bene… sono sempre legato al calcio.
Oltre alla difesa dello Scudetto, il Napoli torna in Champions: secondo te fin dove può arrivare questa squadra in Europa?
Penso che al di là dello scudetto tutti siamo un po’ in attesa che faccia una buona stagione anche in Europa quest’anno. Ci manca vedere il Napoli in alto anche in Europa, siamo in attesa. Non è facile, anzi è molto difficile perché ci sono molte squadre al top, ma spero che il Napoli se la giochi fino alla fine.
“Kevin De Bruyne è stato accostato al Napoli: secondo te un giocatore così innalzerebbe davvero il livello europeo degli azzurri?”
Ebbene sì, De Bruyne penso sarà chiave soprattutto in Europa per la sua esperienza e per aver vissuto la Champions League per tanti anni da protagonista, penso possa essere un valore aggiunto per lottare al di là dello scudetto.
“Sei stato un atleta diabetico, un esempio di forza e disciplina: quanto ha inciso questa esperienza nella tua carriera e nel tuo modo di vivere lo sport?”
Sono diabetico di tipo 1 dall’età di 9 anni e penso che questo mi abbia fatto maturare molto prima rispetto alla maggior parte dei miei coetanei, fare sport è sempre stato importantissimo nella mia vita. Poi ho avuto la fortuna di poter vivere di calcio, facendone una professione che mi aiutava anche con la mia salute. Per le persone che hanno il diabete non è facile, ci sono anche tanti pregiudizi che non ti fanno arrivare dove potresti: una persona col diabete spesso viene vista come condizionata in peggio per il suo rendimento e questo può essere vero se non si fanno le cose per bene e con dedizione, mangiando bene e allenandosi per avere cura della malattia. Tuttavia, penso che non si avrà nessun impedimento per il rendimento sportivo se si seguono queste regole, i miei medici me lo hanno insegnato sin da bambino e ho avuto la fortuna di poter arrivare a giocare con tante squadre, sono stato fortunato. Sarò sempre grato al dott. Alfonso De Nicola perché da quando sono arrivato a Napoli mi è sempre stato vicino per la mia malattia, il diabete. È una persona splendida che ho avuto la fortuna di incontrare a Napoli e lo stesso vale per il dott. Corigliano, che mi ha seguito durante la mia carriera a Napoli. Entrambi mi hanno seguito durante tutta la mia carriera in Italia e per questo sono due persone molto importanti per me.
Intervista a cura di Sabrina D’Amore