
Il calcio italiano sta riscoprendo i vivai, anche se quelli dei due club più in evidenza, Milan e Atalanta, sono consolidati. Dunque, non è una sorpresa che in rossonero sia stato riconfermato Donnarumma, il portiere minorenne di Castellammare di Stabia, e stia trovando spazio Locatelli, autore di gol d’ autore contro Sassuolo e Juventus né che Gasperini abbia attinto alla fabbrica dei talenti nerazzurri a Zingonia. Non è la strada che segue il Napoli, che da cinque anni ha in rosa un solo calciatore cresciuto nel vivaio. È Lorenzo Insigne, venne preso per 1500 euro dall’ ex responsabile del vivaio del club di De Laurentiis, Giuseppe Santoro. Dopo l’ apprendistato in provincia (Cava de’ Tirreni, Foggia e Pescara) ha indossato la maglia azzurra, procedendo in queste stagioni tra alti e bassi di rendimento e di rapporto con gli allenatori e la piazza. È vero che ci sono altri giovani nella squadra di Sarri, ma soltanto perché ne impone la presenza il regolamento varato dalla Federcalcio per la tutela dei settori giovanili nella speranza che possa contribuire a migliorare i risultati delle nazionali. Non si spiegherebbe altrimenti perché il portiere Sepe, non voluto come vice Reina nel 2015, lo sia diventato dodici mesi dopo. C’ è anche l’ altro Insigne, Roberto, che potrebbe essere ceduto in prestito a gennaio perché non ha tanto senso farlo lavorare a Castel Volturno senza la prospettiva di giocare qualche partita, sebbene un grande maestro come Vujadin Boskov sostenesse che i ragazzi devono allenarsi con i grandi per studiarli e imparare. Nessuna delle formazioni giovanili azzurre è in testa al campionato di categoria, questo anche perché negli anni gli investimenti sono stati limitati (l’ Atalanta spende quattro volte in più) e l’ opera dei dirigenti (Gianluca Grava, ex capitano azzurro, e Gigi Caffarelli, ex compagno di Maradona nel Napoli del primo scudetto) non copre la carenza di strutture. La società non ha un proprio impianto, da tre anni la Primavera gioca sul campo del centro sportivo Cesaro a Sant’ Antimo e disputa le partite di Youth League, la Champions dei piccoli, non su un campo cittadino ma nello stadio comunale di Frattamaggiore. De Laurentiis, al rientro da un viaggio in Cina, dove si è interessato a possibili attività che riguardano cinema e alta ristorazione, ha ipotizzato uno scambio culturale tra giovani calciatori italiani e cinesi. Ma perché non creare qui, in una provincia che è storico serbatoio per il calcio italiano, un vivaio modello cantera? Perché non è stato sviluppato il progetto di quella che il presidente, raccogliendo il suggerimento dei tifosi, aveva chiamato la Scugnizzeria? Sui campi di Soccavo e Agnano, durante la gestione di Ferlaino, sono cresciuti campioni come Ciro Ferrara e Fabio Cannavaro. Il primo scudetto nella storia del Napoli non è stato vinto da Maradona nel 1987, ma dalla Primavera allenata da Mariolino Corso, il principe interista delle punizioni a foglia morta, nel 1979: c’ erano giocatori che sarebbero stati compagni di Diego otto anni dopo, nel primo Napoli campione d’ Italia figuravano otto campani, peraltro non tutti creati dal club. Molti anni prima il maestro Giovanni Lambiase aveva avvicinato al calcio Antonio Juliano. Il flusso si è interrotto quando è cominciata la crisi del vecchio Napoli e così giovani di valore sono cresciuti altrove: Vincenzino Montella e Totò Di Natale, selezionati dall’ Empoli; Ciro Immobile, preso dalla Juve, e Donnarumma, trasferitosi dalla scuola calcio di Castellammare di Stabia al Milan; Armando Izzo, il ragazzino di Scampia passato dal vivaio del Napoli al Genoa, due giorni fa convocato dal commissario tecnico Ventura in Nazionale. Pescare a Napoli e in Campania non è una limitazione geografica, i grandi club sono fortemente radicati sul territorio: ne sono una prova quelli spagnoli, dove la cantera ha uno storico e irrinunciabile valore. Attenzione a non disperdere patrimoni importanti perché la prima scuola calcio, come ricorda nella sua autobiografia Montella, originario di Castello di Cisterna, per i ragazzi napoletani è la strada, là dove i più duri avversari sono auto in sosta e marciapiedi sconnessi: dopo, ti senti così forte da sfidare il mondo.
Fonte: Francesco De Luca per Il Mattino del 9 novembre 2016
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