
Il cielo sopra Fuorigrotta ha il colore dell’attesa. È una di quelle giornate che sanno di napoletanità: l’odore del caffè che si mescola al suono dei clacson e ai cori che risuonano già dalla mattina presto. Fuori dal “Maradona” l’atmosfera è quella di sempre: bambini in maglia azzurra, genitori con la sciarpa sulle spalle, venditori ambulanti che gridano “sciarpe del Napoli, ultime rimaste!”. Dentro, invece, c’è la solita magia. Gli spalti si riempiono lentamente, la Curva B attacca i primi cori: “Sarò con te…” echeggia come un battito costante, una promessa collettiva.
La partita e l’incubo del rigore
Il Como, ordinato e coraggioso, prova a sorprendere. Il Napoli costruisce, ma non sfonda. Poi, al 26’, l’aria si ferma. Fallo in area, rigore per il Como. Sul dischetto si presenta Álvaro Morata. Silenzio. Tutti gli occhi sul numero 9 spagnolo. La rincorsa, il tiro… e l’urlo del “Maradona”: Milinkovic-Savic vola e para! Un gesto felino, una mano che tocca il destino. Il portiere serbo si rialza con un pugno alzato, e sotto la Curva scoppia un boato che sembra un gol.
“È come se avessimo segnato noi!” grida un tifoso con la voce rotta, mentre i tamburi riprendono ritmo e le bandiere ricominciano a sventolare.
Il Maradona come un teatro
Da quel momento il clima cambia. Il Napoli prende coraggio, il pubblico spinge come un vento d’amore. Conte incita dalla panchina, De Bruyne alza i ritmi, Spinazzola si infila come una freccia sulla fascia. Ogni azione diventa un coro, ogni pallone una speranza. E anche quando la partita si complica, nessuno smette di crederci. “Daje ragazzi!”, urla una signora sugli spalti, con gli occhi lucidi e le mani giunte come in preghiera.
Il dopo partita: un popolo orgoglioso
Quando l’arbitro fischia la fine, non è l’esultanza per un trionfo, ma l’applauso per un legame. Milinkovic-Savic, ancora una volta, viene salutato come un eroe. I compagni lo abbracciano, il pubblico lo acclama: “Uno di noi!”. Sotto la Curva, il portiere serbo alza le braccia e batte le mani verso i tifosi, che rispondono con un coro che scuote gli spalti. Fuori, le strade di Fuorigrotta si riempiono di sorrisi, commenti e sfottò.
La notte scende lenta, i bar restano accesi, qualcuno canta ancora “Un giorno all’improvviso”. Perché anche in un sabato senza reti, il popolo azzurro ha trovato il suo gol: quello della fede, della presenza, della passione infinita.



