
Diego Armando Maradona, non dimentica Napoli. E Napoli non dimentica lui. L’amore incondizionato nato quel pomeriggio dell’84 in cui l’idolo massimo dei partenopei mise piede sul prato di un San Paolo gremito per celebrare l’arrivo di don Diego, non si è mai affievolito, anzi è cresciuto di generazione in generazione. Nonostante l’agenda del Pibe de oro sia stracolma di impegni, da ambasciatore Fifa prima, da allenatore dell’ Al-Fujairan, squadra di serie B araba poi, non dimentica di celebrare la data per eccellenza della generazione dell’87. Era il giorno 10 maggio 1987, al San Paolo il Napoli di Maradona si giocava lo scudetto con la Fiorentina. Il pareggio finale permise ai partenopei di entrare nella storia del calcio italiano e a Maradona di entrare nella storia del calcio mondiale. “Perché vincemmo tutti insieme. Il primo ricordo è il sorriso della gente. I tifosi erano felici perché potevano sentirsi i più forti d’ Italia. I campioni erano stati sempre loro, quelli del Nord, e noi finalmente arrivammo al traguardo quella domenica.” Queste le parole del 10 eterno azzurro, che si leggono in un’intervista a pagina 20 dell’edizione odierna de “Il Mattino” a firma di Francesco De Luca. El Pibe ha sempre rimarcato il conflitto eterno tra il Nord ed il Sud, non solo concepita come differenza calcistica, ma come economica, politica e culturale. “ Mi chiesero di battere la Juve appena arrivai. La gente era orgogliosa di noi perché il Napoli in campo realizzava le sue aspirazioni.” Diego prese per mano quel Napoli e lo trasportò dalla penultima posizione in classifica dell’85 allo scudetto tre anni dopo. Era un gruppo coeso, costruito attorno a quel pilastro portante che non sarebbe mai mancato. “Vincemmo perché formavamo una squadra unita. Sapevamo per cosa lottavamo, avevamo un grande obiettivo. Giocavamo per Napoli, per una città a cui mancavano tante cose ma che aveva una grande squadra. La domenica quando giocavamo pensavamo ai tifosi.” A distanza di trent’anni Diego Maradona tornerà a calpestare il prato del San Paolo in una partita organizzata da De Laurentiis tra le vecchie glorie azzurre e i pilastri di oggi, prima della partenza per il Trentino. Diego assicura di esserci: “Senz’ altro. E voglio portare al San Paolo tutti i miei figli.” Tutti, nessuno escluso dei suoi figli deve conoscere il legame inscindibile che esiste tra Napoli e il loro padre. “Sì, li voglio portare tutti al San Paolo affinché possano vedere quanto amore c’ è da parte di Napoli verso il loro papà e festeggiare ancora, perché quel successo è stato unico. Magari i calciatori della squadra di oggi potessero vivere da vicino, nei loro corpi, quelle emozioni.” Emozioni che ancora oggi lasciano scorrere dei brividi sulla schiena di Diego che ricorda ancora così quel pomeriggio di trent’anni fa: “Dentro di me sapevo che era una cosa troppo importante per la città di Napoli ed ecco perché la volevo con tutte le mie forze.” Magari in occasione della partita tra le vecchie glorie e le attuali bandiere azzurre, il Dio del calcio partenopeo potrebbe discutere con De Laurentiis di quel ruolo da ambasciatore del Napoli nel Mondo, che “el pibe” tanto desidera.
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